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L’arpa

arpa di giuseppe corsini 1878
arpa 1878 dettaglio 01
arpa 1878 dettaglio 02

Una memoria di Giuseppe Corsini

Fra le memorie che vi rilascio, desidero pure che dietro l’Archivio vi sia pure il mio strumento – l’Arpa – il quale in primo luogo è un oggetto che fa parte al mio racconto storico, di cui col medesimo fu composta l’aria sull’inno della Madonna della Vittoria, il quale fu l’ultimo inno composto dal nostro Duce e Maestro, e il primo strumentato nella comparsa del giorno 15 agosto 1878 per cui la credo una memoria non indifferente dalle altre.

Questo mio strumento mi porta alla conoscenza di un mistero che mi spinge di farvi conoscere. Prima di tutto vi farò conoscere, che quando David abitava alle falde del Monte Labaro con la famiglia presso il podere del suo compare Raffaello Vichi, ebbe il desiderio di comprare un Arpa da mio zio Pietro detto Don Basilio, il quale fabbricava questi strumenti semplici senza pedali, il quale desiderava che suo figlio Turpino lo imparasse a suonare con desiderio di accompagnare col medesimo gl’inni sacri che contavano gli eremiti, e nel medesimo tempo perché esso avesse uno svago e una occupazione in quel luogo solitario. Quando poi fu fabbricata la Chiesa, questo strumento si trovava sull’Eremo, e quivi vi erano ai rifinimenti due falegnami di Arcidosso Isidoro Bargagli e suo figlio Gio-Battista, ed io che pitturavano il davanzale dell’altare, poiché prima di funzionarci, come usa, doveva essere benedetta da un sacerdote. Il giorno della benedizione furono inviati vari preti, poiché la prima messa doveva essere cantata. Ora in questa circostanza si dà il caso che i due falegnami erano musicanti, e nel lavoro dei giorni che dovevano state sul monte pensarono di portarsi il suo strumento per passare il tempo nelle ore di riposo. Il padre suonava il Fiscorno [flicorno] e il figlio il Clarino. In tal circostanza di questa messa cantata, alcuni domandarono a Isidoro se avesse voluto suonare alla messa della benedizione di quella Chiesa. Ma lui gli disse che in due soli senza strumenti di accompagno, non potevano due strumenti di canto fare l’effetto desiderato: allora i seguaci di David sempre desiderosi che in tale circostanza ci fosse pure la musica e sapendo che io suonavo l’Arpa, domandarono a me se questo strumento a corda legava come accompagno cogli strumenti a fiato. Io gli feci conoscere che l’Arpa è un pianoforte verticale che si suona a pizzico per conseguenza se col piano si accompagna qualunque strumento di canto assai meglio si può accompagnare con l’Arpa. Saputo ciò lo dissero ad Isidoro, e lui a sua volta lo disse a me. Io feci conoscere a lui che l’Arpa essendo necessario di accordarla nei tuoni [toni] di cui suonavano le loro marcie, come defatti così si fece; si provò, e quindi, il giorno della benedizione della Chiesa, la messa cantata fu pure corredata dalla musica. (…)

Un’altra circostanza riguardante l’Arpa, giacché sono su questo tema, credo utile di narrarla, (abbenché l’abbia di già narrata nel racconto storico di mia famiglia, il quale serve pure come mia relazione, riguardante David su tutto il tessuto della sua gioventù fino alla sua morte ed alla nostra prigionia).

Come avete inteso la prima circostanza della benedizione della Chiesa l’Arpa che casualmente, (del figlio di David) si trovava sull’Eremo, e come si vede produsse l’effetto desiderato: ciò avvenne sul principio della misteriosa missione di David, e ciò che ora sto narrando nacque negli ultimi giorni della medesima. (…)

Quindi [David] mi disse che tutto ciò che dovevo fare andassi d’accordo con Don Filippo che a lui aveva comunicato tutto quanto abbisognava per la comparsa del 15 agosto prossimo. La mattina dissi a Don Filippo ciò che dovevo fare, e la prima cosa mi disse di fare i figurini delle comparse, anche perché servissero di guida alle sarte e sarti che le dovevano cucire, quindi mi fece conoscere i colori delle stoffe che abbisognavano per i vessilli e mi disse che queste era bene che andassi io a fare lo stacco in Arcidosso nel negozio del fratello di David, Pasquale. Partii il giorno stesso per Arcidosso, e pressi tutto l’occorrente che mi abbisognava, e nello stesso tempo portai pure l’Arpa, la quale come ho detto servì pure come aiuto a comporre l’aria dell’Inno alla madre della Vittoria.

Riguardo all’Arpa vi dirò pure questo. I più anziani ricorderanno che i musicanti di Arcidosso parteciparono alla festa del giorno 15 agosto, e la sera chiesero a David di ritornare a casa, colla promessa di ritornare la mattina appresso per la continuazione delle feste del Monte Labaro, e che poi non sostennero la promessa. La mattina del 18 all’orquando si doveva fare il pellegrinaggio alle tre Chiese di campagna come sapete, David mi espresse la sua volontà la quale era quella che in mancanza dei musicanti per il pellegrinaggio se avessi potuto compensare io con l’Arpa. Io gli feci conoscere lo scomodo di questo strumento dovendo suonare camminando, da ciò si persuase della mia osservazione e non se ne parlò più.

Ciò mi tornò in mente nel primo esame che ebbi dal Pastore di Arcidosso, il quale mi domandò se noi si aveva l’intenzione di andare a saccheggiare le case dei Signori. A questa domanda del Pastore, mi scappò da ridere, ripensando alla proposta che mi aveva fatto David, questo sarebbe proprio stato un saccheggio di nuovo conio se l’Arpa fosse stata meno pesante, o se i musicanti avessero adempiuto alla promessa, ma pur non ostante ancorché fosse mancata la parte strumentale non mancò la parte vocale, poiché le fanciulle cantavano gl’inni alle maestà divine. (…)

(G. Corsini, Il mio testamento ai miei confratelli anno 1934, ms., pp. 12-26) Archivio Giurisdavidico – Case Sallustri

 

Il restauro

restauro arpa fase 1
restauro arpa fase 2
restauro arpa fase 3

Restauro ad opera di Antonio Gargiulo, 2021

L’arpa presenta numerosi interventi di modifiche, apportate basilarmente su di uno strumento a movimento semplice. La cassa proviene sicuramente da un’arpa a 47 corde e 7 pedali, modificata e ricostruita in parte rendendola a 4 pedali. Il cavigliere è stato ricostruito e adattato per una meccanica a 36 corde. L’arpa è di notevole valore come testimonianza di uno strumento certamente inusuale nell’Amiata degli anni Settanta dell’Ottocento ma anche della notevole capacità di  “costruttore”  di Giuseppe Corsini, allora giovanissimo, considerando l’indubbia difficoltà di reperire lo strumento, le parti meccaniche e le nozioni per riadattarlo. L’arpa così ottenuta rivela le capacità musicali di Giuseppe Corsini, che con essa accompagnava i riti che si svolgevano sul Monte Labbro in preparazione della processione del 18 agosto 1878.
Difficile dire dove Corsini possa aver reperito lo strumento e/o le sue parti, se in occasione di viaggi o da musici erranti o che poterono esibirsi in eventi organizzati dal Teatro degli Unanimi di Arcidosso.
Un reperto di particolare valore è il foglio autografo rintracciato all’interno della cassa, dove Giuseppe Corsini dichiara che:

Quest’arpa è stata
rifatta da me Giuseppe Corsini
nell’anno 1886 e modificata
in alcuni meccanismi  nel 1889.
La cassa medesima è quella che avevo nel 1878 a Montelabaro
con la quale ci accompagnavo varii
Inni, che colassù si cantava

Il restauratore
Antonio Gargiulo

7 dicembre 2021

giuseppe corsini biglietto autografo